Agli occhi di chi ci vive, Ancona appare come una città anfibia. Forse questo può apparire scontato: qualunque porto è d’acqua e di terra, lo sono Genova, Venezia, Napoli, Bari.
Eppure, cento persone che hanno disegnato Ancona come fosse un essere vivente, in un evento di creazione collettiva dell’identità della città, hanno illustrato la doppia natura di Ancona in maniera peculiare: una città che sta sul mare, geograficamente, ma non è di mare, come attitudine. Un animale che ha l’acqua nell’inconscio, perché ci è nato, ma poi le ha voltato le spalle, gli sono spuntate le zampe, ha perso la branchie, e se torna a immergersi è solo perché non può farne a meno.
L’anfibiologia di Ancona sembra rispecchiarsi in una più generale ambiguità, un tenersi in bilico, non solo tra le rupi e i flutti,
ma anche tra l’accoglienza e la diffidenza, tra il cambiamento e l’immobilità, tra quello che potrebbe e quello che non è, tra come
vive d’estate e come vive d’inverno, tra le sue ferite e i suoi sogni.
Una città sempre in cerca della propria dimensione, indecisa persino se considerare fortuna la magnifica posizione in cui è sorta,
o se maledire i colli che la spezzettano e il mare che su due lati le ha impedito di crescere.
dalla presentazione di Wu Ming 2
L’alba e il tramonto sullo stesso mare rappresentano la continuità tra ieri e
domani, tra passato e futuro. Il sole sorge dagli abissi, porta a galla relitti sommersi, leggende dimenticate, e allo stesso tempo illumina
il nuovo giorno, con le sue sorprese e gli approdi che prima non si vedevano. Sale alto nel cielo e subito ridiscende, perde intensità,
si tuffa all’orizzonte ed è già vecchio.
«Ancient to the future», antico per il futuro, s’intitola un disco dell’87 dell’Art Ensemble of Chicago.
Nel disegnare Ancona come un essere vivente, tante persone hanno sottolineato la sua lunga storia, gli episodi poco noti, le cicatrici del tempo.
Altre hanno messo in evidenza le potenzialità inespresse, i futuri abbandonati e quelli realizzati, l’avvenire incerto e difficile da scorgere.
Esistono luoghi antichi per il futuro, nella città dei due soli?
Posti nei quali ciò che è accaduto si sposa a quello che potrebbe accadere, o che già accade?
Come un albero secolare, che ospita e nutre larve d’insetti, comunità di roditori, un habitat ideale per la vita che viene?
da Wu Ming 2
Uscito dall’acqua, l’anfibio conserva l’energia della corrente, delle onde,
dei mulinelli e delle burrasche. È nato in un elemento che non sta mai fermo, e porta nei muscoli quell’irrequietezza.
La sua stessa metamorfosi da girino ad adulto è un rimescolarsi di forze, una collisione genetica che non lo abbandona più.
A intervalli regolari cambia pelle e si nutre della propria scorza.
È possibile rintracciare, nel paesaggio cittadino, i serbatoi di vivacità? Gli esperimenti sociali, le commistioni feconde, i progetti spontanei,
le batterie che ricaricano la comunità? Palazzi che trasudano idee, piazze d’incontri e scontri animati, strade vissute e ridisegnate ogni giorno.
Ma anche, per contrapposizione, i buchi neri dove sprofondano tutte le iniziative, gli spazi morti, le tane di zombi e vampiri?
da Wu Ming 2
Nel cuore degli anfibi, manco a dirlo, il sangue si rimescola nell’unico ventricolo: venoso e arterioso, sporco e pulito.
Allo stesso modo, potremmo dire che i polmoni di Ancona, gli organi che le danno ossigeno, sono il Conero e l’Adriatico, ma le sue arterie trasportano un sangue misto, fatto di cemento e di piante, di smog e brezza marina, di alberi e asfalto, di salsedine e polveri sottili.
Per entrare in città, anche il verde si fa anfibio, impara a sopravvivere tra gli ostacoli, nelle crepe, costeggiando i muri. Aiuole impreviste spuntano tra i vicoli, sentieri si dispiegano tra scalinate e palazzi, mentre il profumo delle onde sfugge alle auto incolonnate e raggiunge i belvedere sulle colline.
Dove stanno le arterie di Ancona, i suoi polmoni invisibili, le sue riserve di sangue impuro? Quali sono i giardini insoliti, le piante ribelli, i corridoi ecologici, le macchie di biodiversità? Dov’è che il mare si addentra in città, l’erba cresce inattesa, e i delfini s’incontrano in segreto coi cinghiali?
da Wu Ming 2